Alla ricerca delle mie origini in Italia, Jim Ferri

Traduzione dell’articolo a cura di Andrea Labbate

Era mattina quando io e mia moglie Marjorie abbiamo lasciato mio cugino Nicola e siamo partiti per Accettura, un paesino della Basilicata, nel sud Italia, appollaiato su una montagna. Per tanto tempo avevamo intitolato il nostro viaggio “Alla ricerca di Pasquale”, riferendoci al mio bisnonno che era emigrato bambino da Accettura per gli Stati Uniti 125 anni fa.
Abbiamo impiegato tre ore per arrivare, circa la metà del tempo su strade tortuose attraverso montagne boscose, quando dai boschi all’uscita di una curva, ci è apparsa Accettura, posta sulla cima di una collina, completamente isolata, come tanti paesi di montagna italiani.

E’ un paesino di circa 1800 abitanti con una sola strada principale, via Roma che attraversa il paese e dalla quale si snodano delle stradine secondarie. E’ un posto tranquillo, senza semafori e suoni di clacson anche se quasi tutti passeggiano per strada.
E’ anche un luogo dove per tutto il giorno si possono vedere uomini che giocano ossessivamente a carte dalla mattina o alla sera, o si limitano a camminare per strada e parlare al punto che ad un certo punto mi sono  chiesto se qualcuno lavorasse.
Appena siamo arrivati in paese, ci siamo recati in chiesa, nella speranza che il parroco potesse aiutarci nella ricerca dei miei progenitori. La chiesa era chiusa, ma ci siamo imbattuti in due operai, uno dei quali parlava un perfetto inglese avendo vissuto a Newcastle per alcuni anni, che ci ha detto che sarebbe stato meglio se fossimo ripassati più tardi.
Gli ho chiesto la strada per il cimitero, posto alla periferia del paese, perché pensavo sarebbe stato il posto giusto per scoprire qualche indizio sulla storia della mia famiglia. Dopo aver passato circa un’ora tra tombe e  mausolei, ci siamo ritrovati a mani vuote. Non c’era nessuna lapide che recasse il nome dei Ferri.
Abbiamo lasciato la vetta della collina diretti verso il municipio, al centro del paese. Avevo contattato alcuni mesi prima via mail il comune, richiedendo informazioni su alcuni dei miei antenati, ed ho ricevuto riposte straordinariamente celeri con copie dei certificati di nascita di quattro dei miei progenitori.  Grazie a Marjorie e al suo spagnolo, così simile all’italiano che i nostri interlocutori erano in grado di capire molte parole,  siamo riusciti ad  indurre l’impiegata a fare della ricerche più approfondite, ma quando ci siamo imbattuti in un vicolo cieco, la donna ci ha suggerito di chiedere aiuto al “professore”, uno che conosce la storia locale dei Ferri.
Il “professore” era  Angelo Labbate che ci ha detto  che sua moglie era parente  lontana dei Ferri. Per i successivi due giorni, mentre continuavo a sentire molti nomi dal passato – nomi di famiglia che mio padre aveva menzionato nel corso degli anni, nomi che avevo letto nei registri dei funerali dei membri della mia famiglia ecc – ho cominciato a chiedermi se non fossi parente alla lontana di quasi tutti gli abitanti del paese.
Angelo ha una casa proprio di fronte al nostro albergo e dal piccolo balcone ci ha visti arrivare.
Credeva che il mio aspetto gli sarebbe stato famigliare ed aveva ragione; Nicola, il mio cugino appena trovato, a cui assomigliavo, era il dentista di Angelo.
Abbiamo pernottato all’hotel San Giuliano, un posto che non accetta carte di credito posto in una stradina lastricata nel centro del paese. L’ho scelto perché era menzionato un libro che avevo appena letto sulla Basilicata e su Accettura (sfortunatamente avevo saputo del libro solo due giorni prima della nostra partenza dagli Stati Uniti, e la spedizione veloce del libro mi è costata il doppio del prezzo del libro stesso). D’altro canto il San Giuliano avrebbe anche potuto essere l’unico albergo del paese.
Angelo parlava solo italiano, ma ci ha presentato il figlio Andrea, un insegnante che parla un perfetto inglese, e abbiamo appreso che il fratello del mio trisavolo Luigi (l’anello di congiunzione con il mio “nuovo”cugino) era partito per gli Stati Uniti con la sua famiglia, ma era ritornato e aveva comprato due edifici, uno dei quali era il bar dove incontravamo Angelo per bere un caffè e per parlare ogni giorno.
Le prime registrazioni ufficiali in Italia risalgono alla metà del ‘700 – quando Napoleone ha costretto gli italiani a registrare nascite, morti e matrimoni – perciò Angelo ci ha presentati al parroco, Giuseppe Filardi per farci aiutare nelle ricerche. Filardi e Domenica, la moglie di Angelo, sono stati compagni di scuola alle elementari.
Il giorno successivo abbiamo incontrato padre Filardi nell’ufficio della sua parrocchia.  Ci siamo spaventati quando abbiamo visto la dozzina di libri rilegati in pelle nella sua libreria – le registrazioni ecclesiastiche scritte su  pergamena con un pennino rigo per rigo di matrimoni e battesimi a partire dal XIX secolo, ……………………..
Marjorie (che non è nemmeno cattolica) si è innamorata di padre Filardi; lei  crede che sia fantastico…… colto, caloroso e assolutamente informato di tutto quel che accadeva in paese. Determinato ad aiutarci, sfogliava febbrilmente le pagine dei registri alla ricerca dei nomi giusti.
All’inizio non ne ha trovato nessuno, ma in seguito si è imbattuto su un nome e ipotizzando che i due genitori avessero circa 21 anni alla nascita del primo figlio, e ritornato a ritroso negli anni alla ricerca dell’altro.  Ogni volta che si imbatteva nel nome di un nostro parente urlava “A-ha”, e sbatteva un pugno sul tavolo.
Ma la ricerca è terminata quando, circa un’ora dopo, abbiamo scoperto che il nostro parente più anziano, Nicola, si era trasferito ad Accettura da un paese ancora più piccolo, che distava circa 50 km.  Sebbene fossimo riusciti a portare le ricerche della famiglia indietro di più di 100 anni eravamo ora consapevoli di aver completato la nostra ricerca ad  Accettura.
Quella sera abbiamo invitato a cena Angelo, Domenica, padre Filardi, Andrea e la sua fidanzata Antonella. Angelo ci ha suggerito il Ristorante Pezzolla di Isabella Romano, nel centro del paese ed abbiamo fatto una cena deliziosa a base di piatti tipici preparati dalla più che ottantenne Isabella.
E’ stata un’altra di quelle esperienze memorabili che si vivono spesso quando si è lontani da casa.
Dopo cena abbiamo fatto passeggiata, lo struscio serale che è così importante nella vita in Italia e mentre passeggiavo a fianco al prete – al centro della strada, ovviamente – mi sono reso conto  che conosceva tutti in paese, dal momento che tutti lo salutavano oppure lui si spostava per salutare qualcuno.
Mi sono sentito parte di quel posto perché stavo facendo quello che probabilmente i miei progenitori avevano fatto su quella stessa strada più di un secolo prima. Era un sentimento fantastico e surreale che non avevo mai provato da nessun altra parte.
Alla fine di tutto rimane solo un piccolo neo nella nostra “Ricerca di Pasquale”: non lo abbiamo trovato.
Sebbene abbiamo comunque  trovato  altri membri  della famiglia, è probabile che la famiglia si sia trasferita in un altro paese, dove Pasquale è  nato, prima di partire per gli Stati Uniti. Così è la vita.

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