TRADIZIONI TAVOLE IMBANDITE CON LA GASTRONOMIA LOCALE ACCOLGONO I PASSANTI
Da tempo immemorabile, la sera del 16 gennaio, ad Accettura, si scende in strada per festeggiare il santo protettore degli animali, Sant’Antonio Abate. E’ la vigilia della festa in onore del monaco egiziano, guaritore dell’herpes zoster, volgarmente detto fuoco di Sant’Antonio. Si tratta di una consuetudine diffusa in tutta Europa, come ricorda l’antropologo scozzese, James George Frazer ne “Il ramo d’oro”: “da tempo immemorabile in certi giorni dell’anno i contadini di tutta Europa usavano accendere dei falò, per poi danzarci intorno e attraversarli saltando”. L’usanza è ancora oggi viva in molte località italiane con varie denominazioni: fanove, fracchie, focarazzi ecc.. Nel corso dei secoli la Chiesa, dopo aver lungamente combattuto queste manifestazioni arcaiche, le ha fatte proprie purgandole dalle espressioni più pagane, cristianizzandole. In Basilicata, fuochi devozionali, si accendono ancora in molti centri come Trivigno, Campomaggiore, Rotondella, Garaguso, Pignola, Calvello. Con un patrimonio boschivo di oltre seimila ettari, ad Accettura, si accende più di un fuoco. Il più grande è quello allestito nella piazza principale del paese, dove un tempo sorgeva una cappella dedicata al santo, a cura dell’Amministrazione comunale. Una ventina di falò, invece, bruciano negli slarghi che le strette viuzze creano nel centro abitato. Tavole imbandite con tutti i piatti della tradizione gastronomica locale accolgono ogni passante che si vede “costretto” a fermarsi e a rendere omaggio ai commensali accettando almeno un bicchiere di vino. All’imbrunire quando l’antica statua del santo, risalente al XV sec., esce portata in processione dalla Chiesa. Il frastuono di campane suonate alla rinfusa dai bambini, annunciano il corteo religioso, che, giunto in piazza, per mano del sacerdote, accende il falò più grande. Da questo momento si da il via alla festa che durerà tutta la notte. Ciò che accomuna tutti, in questa fredda sera di gennaio, è la voglia di stare insieme semplicemente mangiando e bevendo un buon bicchiere di vino, oscurando per una sera gli omologanti programmi televisivi abbandonandosi a canti e racconti dei tempi che furono.
Enzo Labbate
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