Ha lottato per giorni contro il Covid-19. Poi non ce l’ha più fatta. Gaspare Sarli, in arte “Nino il sarto”, l’ultimo sarto di Accettura, si è spento il 14 dicembre in un letto di ospedale a Matera. Classe 1938, l’artigiano, ultimo erede di una tradizione antica, viveva da questa estate nella casa di riposo Padre Pio. Qui si è ammalato, poi il trasferimento a Matera, le cure, la speranza, fino all’aggravamento e alla morte.
Crediamo che una persona come Nino la si può ricordare in un solo modo, attraverso le parole di chi lo ha conosciuto. Chiunque voglia condividere il proprio ricordo può farlo nei commenti o contattandoci.
Il mio ricordo di Nino U’ Sart
di G. Colucci
Il mio primo ricordo del Carissimo Nino risale ai primi anni Settanta, quando ad Accettura eravamo una marea di bambini e ragazzi. Sì giocava a calcio nei rioni ,le squadre ovviamente prendevano il nome del rione stesso, noi eravamo “U’ forn di Scavon” poi c’erano lo Scarrone ,la Torre e Sanvito. Il nostro campo di allenamento era la strada davanti al forno di Scavone. Nino era il nostro allenatore, non sdegnava mai di giocare con noi dimostrando una sorprendente qualità tecnica e capacità tattica. Ovviamente lui non correva ma si piazzava in una superficie strategica del campo, massimo in un metro quadrato e smistava dei passaggi che a noi sembravano geniali.
Lo ricordo mentre giocava aveva sempre in mano un capo di cucito dal quale tentava di eliminare i fili della imbastitura ( più che altro a noi sembrava un modo per darsi un contegno).
Era per noi il fratello maggiore o lo zio che avremmo voluto avere, ti consigliava non solo riguardo lo sport o al calcio ma anche in relazione ai problemi tipici della pubertà, difficili da affrontare tra le mura domestiche.
La sua bottega non era solo una sartoria ma una fucina di idee, di incontri e di confronti… delle idee che per i tempi erano tanto all’avanguardia da sembrare bislacche… lui era sempre un passo avanti.
A lui insieme a dei suoi amici si deve la composizione del tanto amato inno di Accettura: Figli di Accettura.
Io voglio ricordarti così:..” come tetto abbiamo il cielo e in compenso sopra noi soltanto Dio ci può stare… quel Dio che, sono sicuro ti ha già accolto, come meriti, nella sua Gloria immensa
Quanto bene ti ho voluto Ninetto U’ Sart.
Ci ha lasciato Gaspare Sarli, in arte ” Nino il sarto”.
di Nicola Marino
Unico figlio di Zia Giulia, che non poteva fare altro che insegnargli il suo stesso mestiere.
Una vita passata nella bottega di famiglia tra una cucitura e l’altra ,tra un amico e l’altro e, come tutte le botteghe di paese, perché no, tra un pettegolezzo e l’altro.
Non ci scorderemo mai i vari alberi e presepi di Natale, rinnovati e ideati ogni anno con gli amici di sempre.
Con il passare degli anni, anche quando la solitudine ti aggrediva, avevi sempre una bella parola per i tuoi ospiti di sartoria.
Ti ricorderemo sempre davanti alla porta, con il cappello in testa, intento a cucire e ricucire. Mi piace pensare che in questo momento, tu stia già prendendo le misure a tutti gli ospiti del paradiso per rinnovare il guardaroba.
Fra pochi giorni sarà di nuovo Natale, ma nella tua bottega non ci sarà un nuovo albero né presepe, ma tutti i tuoi amici di sempre ( Nicola, Franchino , Trentino,…) non ti scorderanno mai.
Alla prossima canzone, alla prossima strimpellata con la tua chitarra.
Che la terra ti sia lieve.
Accettura piange il suo Sarto.
Gaspare Sarli al secolo e per tutti, Nino U Sart.
di Giuseppe Chiarillo
L’età c’era ma niente faceva prevedere una sua dipartita. Se non è che questo maledetto virus si prende le persone come fossero giocattoli, senza preavviso. Per le persone affette da qualunque patologia se colpiti dal virus, è la fine. La bestia è feroce, approfitta di persone fragili e deboli invece quando ha a che fare con atleti come i calciatori, massimo una settimana e guariscono. Ma Nino lo doveva lasciare stare, era una persona buona, amico di tutti e con un sorriso disarmante. Era rimasto orfano di padre a soli 5 anni, suo padre era muratore e lavorava insieme a Trentino Marino; un incidente sul lavoro lo strappò ai suoi cari. Per noi ragazzi degli anni ‘60 il negozio di Nino era per noi il circolo, il “rifugio” dove trascorrere delle ore ad imparare storie e racconti ma, era anche il luogo dove si creava. Innanzitutto abiti, pantaloni e le prime giacche da ng’gnàr a San Giuliano…quanti giri solo per chiedere “ma iè pront?” e lui sempre con bei modi rispondeva: siamo in dirittura d’arrivo; ma il bello era che pur partendo mesi e mesi prima della festa, arrivava giusto la sera prima della giornata clou che era il martedì, giorno destinato a tutti gli accetturesi che per l’occasione, spianano minimo un indumento nuovo. Si penava, ma vi dirò: si gustava di più quel capo d’abbigliamento, poi c’era un gran vantaggio servirsi da Nino…..si poteva pagare a: minimo 180 giorni, si arrivava a Natale e qualcuno lo superava anche. D’estate non c’era giorno che non si andava al bosco di Montepiano a giocare a “stacc” (nella vallata chiamata Aquìrenz dove c’era il chiosco/bar e carne ai ferri di “Naplècch”), con relativa bevuta di birra e gassosa (gratis per chi vinceva). Poi l’altro grande talento di Nino era il canto, lui era per noi fucina di musica e parole. Erano i primi anni ’70 ed io ero il portiere della nazionale di Accettura; Nino era un nostro primo tifoso e da qui nacque la voglia di comporre una canzone che ci rappresentasse tutti e ci facesse sentire forti nel cantarla. Ed ecco per alcuni mesi si è strimpellato, studiato, lavorato ma alla fine è nata “Figli di Accettura” come tutti la conoscono. I versi sono quasi tutti di Nino, noi contribuivamo con l’essere solidali a un progetto voluto fortemente, alla fine voilà è nata. Entusiasti di un prodotto che nel nostro piccolo era una canzone da Sanremo, anzi, era come aver vinto Sanremo!. Nino era curioso, voleva sapere tutto; nei miei 10 anni di amministratore a Galliera, gli ho spedito puntualmente tutto ciò che facevo, compreso i giornalini comunali, cosi che quando tornavo ad Accettura commentavamo tutto, ed era bello parlare con lui, era una spugna e ti ripagava con gli occhi e la curiosità fatta di saggezza impareggiabile. Insomma il suo negozio era il nostro svago, il nostro tablet, il nostro vizio, la nostra musica, cosi giorno dopo giorno ha contribuito a renderci adulti, con una dote fatta di valori, di cultura e rispetto. Nino era benvoluto e rispettato, racconto un fatto curioso: era periodo di cresima gli chiesero di fare da padrino (allo stesso momento) Mario Marino e Antonio Onorati, in chiesa tutto bene ma al momento del pranzo si dovette sdoppiare: mangiava il primo con “nu cumparid” e il secondo con l’altro, insomma, un via vai che fece piacere a tutti e soprattutto a lui. Grazie Nino per la tua amicizia e per il bene che ci hai voluto, anche noi te ne Vogliamo e te ne vorremo Sempre, RIP.
Anche io ho un bellissimo ricordo di Nino.Una brava persona.Anche il mio papà era un suo amico. Chissà se si rincontreranno.Spero di si.Riposi in pace.
Mi unisco alle belle parole scritte da Peppino Chiarillo, nel ricordo del maestro Nino il ” Sarto”, anche a me aveva confezionato un ” gilet “per la festa di S. Giuliano, e dopo averlo indossato abbiamo brindato con un bicchiere di vino…..ricordo quei momenti con infinita nostalgia
Ciao Nino ‘u Sart….